Che sia arrivato il momento di pensionare il beneamato SQL?
Se Microsoft ci pensa con Yukon SQL 2005 e la più che probabile introduzione di C# & Co nella gestione di Stored Procedure e forse di SQL stesso (in modo similare a Oracle e Java) sembra che qualcun altro stia pensando ad un qualcosa di più radicale…
Innanzitutto attraverso il lavoro di Hugh Darwen e Chris Date ed il loro The Third Manifesto, che si pone l’obiettivo di “razionalizzare” il concetto di DB relazionale alla luce della correttezza implementativa e delle mutate esigenza di un motato utilizzo, forse notevolmente più intensivo e strutturato.
Ma se le ipotesi di Darwen e Date erano solamente ipotesi fino a poco fa, Dave Voorhis ha ben deciso di cambiare le carte in tavola proponendo TUTORIAL D, l’implementazione reale del linguaggio descritto dai due ricercatori.
Ma cos’è tutto questo scalpore?
In parole povere, Tutorial D è stato pensato per essere una implementazione “consona” del linguaggio di query delle basi dati.
L’idea di base è che non ci dovrebbero essere restrizioni arbitrarie alla sintassi del linguaggio di query (Voorhis cita SQL come un linguaggio idiosincratico, dove per esempio query in cascata sono concesse in alcuni punti ed in altri no) ma che il sistema di database non dovrebbe scontrarsi con queste limitazioni a basso livello (come accade invece attualmente).
Le idee di Dave Voorhis sono, in parole povere, una razionalizzazione di anni ed anni di accumulo di idiosincrasie e concetti “peculiari” del mondo del database, al fine di ottenere un SQL (o meglio, un NONSQL) che sia facilmente aquiparabile alla normale prassi programmativa e di concetto di ogni altro linguaggio di programmazione.
Leggere il manifesto e la documentazione di Tutorial D è utile non solo per capire la strada da percorrere, ma anche per familiarizzare su punti controversi delle maggiori tecnologie alla luce delle limitazioni proprie di ognune che ne determinano le peculiarità intrinseche.