Se la verità non esiste, allora è tempo di informare…

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In una conferenza stampa del 22 Gennaio 2017, l’allora Consigliere del Presidente, Kellyanne Conway, si trovò a dover difendere delle affermazioni palesemente false sull’effettivo numero dei partecipanti al discorso di insediamento di Donald Trump come Presidente degli Stati Uniti. Incalzata da un giornalista sul perché erano state diffuse stime palesemente false – e di molto gonfiate -, la Conway si difese dicendo che non erano menzogne ma semplicemente alternative facts, fatti alternativi.

Lontani dall’idea che fosse semplicemente una battuta o un motto di spirito, il concetto di fatti alternativi e di realtà alternativa ha permeato gli ultimi anni del dibattito sulla rete e sulla creazione o distruzione di consensi utilizzando le fake news e manipolando la percezione della realtà delle persone sulla scorta di pezzi di informazioni frammentari, manipolati nella sostanza o nella forma, e creati con artificio per ottenere una creazione di forzoso consenso.

L’utilizzo massivo, quasi endemico, dei motori di ricerca come il primo mezzo per rintracciare informazioni e costruirsi una opinione informata, insieme alla progressiva perdita di fiducia nei media tradizionali dell’utente medio, ha portato a ripensare a come definiamo il concetto stesso di realtà come “oggetto socialmente negoziato”:

le persone non cercano la verità, ma si limitano a considerare vere quelle fonti che trovano velocemente, che sono attraenti e che appaiono nelle loro ricerche. E che, soprattutto, si conformano ai loro pregiudizi.

E l’unica barriera che possiamo pensare di introdurre per fermare questo progressivo degrado della buona informazione, l’unica speranza per ristabilire l’importanza autentica della informazione di qualità, è quella di imparare a conoscere la rete e le sue dinamiche in modo approfondito, comprendendo i meccanismi che guidano le persone nella loro dieta mediatica: comprendendo come questa sia irrimediabilmente diversa da come abbiamo imparato a pensarla sinora e adeguando le proprie professionalità alle mutate esigenze di pubblico, mercato, contenuti e occasioni.

Non è un percorso facile, contrastato dalle dinamiche del click veloce, da una propensione sempre più bassa a dare lunghi momenti di attenzione e dalla presenza di offerte informative di cattiva qualità ma estremamente accattivanti: per creare una strategia di successo bisogna prima comprendere lo scenario, poi riflettere sulle nuove modalità e poi impegnarsi per trasformare la propria professionalità per informare in modo efficace in un contesto altamente competitivo.

E comprendere che non ci siamo disinnamorati della buona informazione, ci siamo forse solo disaffezionati a una vecchia modalità che ha ancora alle sue basi un immenso potenziale, una altissima etica e una fortissima responsabilità sociale. Si tratta solamente di ammodernare la nostra Weltanschauung, la nostra concezione del mondo digitale, e adattare le nostre competenze a un rinnovato panorama.

E per sapere come, puoi leggere il volume Scrivere per informare: Giornalisti e blogger possono insegnarsi molto a vicenda di R. Esposito e C. Maccarrone .

Di cui questa è la prefazione che ho scritto :)

l'autore

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.

di Matteo Flora

Matteo Flora

Mi chiamo Matteo Flora, sono imprenditore seriale, docente universitario e keynote panelist e divulgatore. Mi occupo di cambiare i comportamenti delle persone usando i dati.
Puoi trovare informazioni su di me ed i miei contatti sul mio sito personale, compresi i link a tutti i social, mentre qui mi limito a raccogliere da oltre quattro lustri i miei pensieri sparsi.
Buona lettura.