Al contrario di quanto probabilmente pensate, no, non c’è un errore di battitura nel titolo, e parimenti questo non è l’ennesimo pezzaccio su quanto la rete sia tossica. Anzi, qui parlo quasi solamente di me.
Il Web ed i Social esistono, indipendentemente dalla loro tossicità o meno, e poi ci sono io: sono io quello tossico.
Non che sia una novità o chissà quale introspezione: non solo ho sempre saputo di base di essere una gran brutta persona ben poco socievole e sociale, ma non ne ho nemmeno mai fatto mistero.
Potrei dire che è “colpa” dell’autismo di tipo due, ma sarebbe ancora una volta scrivere una mezza verità, perché se la neurodiversità mi rende incredibilmente complesso preventivare sia le necessità relazionali dell’interlocutore, sia prevederne la reazione alle mie affermazioni, alla fine della fiera quello sprezzante nelle risposte e ben poco riflessivo nelle sue elucubrazioni sono io, non è l’autismo.
Quindi non incolperò la rete per i miei atteggiamenti tossici, che sono soltanto miei, ma nulla mi vieta di studiare un po’ meglio quali ambienti, occasioni ed ecosistemi sono migliori o peggiori per acuire o stemperare il problema. Che è esattamente il percorso che ho fatto da inizio anno e che mi ha portato a prendere alcune decisioni sulla mia vita online, e che qui cerco di condividere al meglio delle mie capacità con voi.
Partendo da una constatazione pratica: tanta parte delle mie interazioni online sono tossiche.
Partendo da una constatazione pratica: le mie interazioni online sono tossiche.
Sprezzanti, per alcuni divertenti, per altri inconcepibili, per alcuni addirittura oltraggiose. Per molti, applicando però la stessa onestà intellettuale che riverso su di me, sono semplicemente troppo complesse. Ci sta, sarebbe teoricamente compito mio comunicare in modo efficace con tutti, e quindi se qualcuno non capisce il problema è mio, non loro.
Fatto sta che le INTERAZIONI sono tossiche. Non i contenuti, non le risposte quando arrivano domande, non le risposte alle richieste di aiuto. Solo i concetti espressi al volo e i commenti a chi normalmente non ha letto, non ha ascoltato o esce di punto in bianco con tavanate allucinanti prese da chissà dove.
E su alcune piattaforme più di altre: Twitter e Facebook soprattutto, in special modo nei commenti. I messaggi privati ne sono praticamente immuni come anche la massima parte dei gruppi di settore e delle mailing list.
Perché lo fai (disperata ragazza mia)
Sia chiaro, so precisamente il perché metto in campo talune strategie e “trollo”: un misto tra:
- awareness (l’attrarre attenzione) e
- engagement (il mantenerla, l’attenzione)
Ambedue risultati facilmente ottenibili mediante il commento sprezzante o la battutina sagace. Che è interi ordini di magnitudo più semplice che non creare mezz’ora di video o lavorare due ore per scrivere qualcosa.
Inoltre è divertente: è divertente vedere i bandierini che saltano per aria una volta, i rossobruni un’altra e via discorrendo. È divertente come evasione, si possono dedicare pochi secondi per sfogarsi, un po’ come si giocasse ad uno sparatutto, e non devi mantenere alta l’attenzione. Oltretutto con le esperienze di comunicazione, lo studio quasi ossessivo della psicologia cognitiva e anni di esperienza sui “flame” dei newsgroup la cosa mi viene non solo facile, ma anche particolarmente bene.
Quindi il meglio dei due mondi: svago spicciolo per quando hai tempo, e contemporaneamente maggiore attenzione a sforzo quasi zero. Praticamente un idillio.
Ma.
Ma sono stanco. E non mi sento ok.
Ma sono stanco. E non mi sento ok.
Oltre il disagio
Il sentirmi a disagio è qualcosa che va avanti da un po’, ed è legata principalmente alle aspettative che credo/penso che gli altri si facciano sul mio personaggio: quello del blastatore.
Un personaggio che mi sta stretto e che ha innescato un percorso che ho deciso di iniziare a fine dello scorso anno, ne ho anche parlato in un video dedicato che parlava di gentilezza.
Ma se per alcune cose ha funzionato molto bene e quasi alla perfezione (ad esempio nelle strutture dei video e nelle relazioni interpersonali de-visu), in altre come le interazioni online brevi (commenti, battute, etc) è onesto ammettere che ha miseramente fallito.
Poco male, so bene che il percorso di miglioramento di sé stessi è la scalata dell’Everest e non certo una corsa mattutina, ed il viaggio con la mia terapeuta me lo ha insegnato bene: non solamente i risultati arrivano con gradualità ma in queste particolari condizioni lo “spingere sull’acceleratore” nella migliore delle ipotesi non porta a nessun risultato, e nella peggiore ti rallenta.
Quindi calma e posso anche fare un respiro e continuare sulla strada intrapresa, con un unico problema sfortunatamente non aggirabile: sono stanco.
Sono fisicamente, mentalmente stanco, e la gestione di questo tipo di interazione è tra le cose che mi portano via più energia. Sono molto meno stancato dal preparare le lezioni, dal parlare con i clienti, anche dallo studiare o dal risolvere problemi o crisi. Sono meno stancato dal lavorare “vero” che non dalle interazioni.
I piccoli secondi/minuti di distrazione divengono poi laghi sterminati di attenzione da dedicare per gestire passo a passo le catene di discorsi che ne nascono, le fiumane di persone “indinniate” o anche solo il protrarsi di conversazioni senza senso per ore, spesso giorni.
Tutte cose che mi accorgo hanno un impatto devastante sulla mia stanchezza fisica, quasi come fossi svuotato, e sulla mia salute mentale. Mi fa male, intendo proprio fisicamente.
Non ho mai avuto paura di stancarmi e sono abituato a lavorare a ritmi incredibilmente serrati, spesso anche facendo cose sciocche come 24 ore filate su un singolo task fino a che non lo completo, saltando cibo o anche sonno, quindi la stanchezza non è certamente il fattore determinante.
Se la stanchezza ha uno scopo, se alla fine della stanchezza hai un risultato tangibile, allora è stanchezza buona, è fatica (per quanto i lavori intellettuali possano essere definiti fatica) buona e, almeno per me, giusta. Ma qui non mi sento che questa componente stia apportando “valore”. Non mi sento che sia “meaningful” come dicono gli americani, significativa. Mi sento di sprecare fatica (e un mare di tempo) in cose che non lasciano traccia, non hanno una finalità, non hanno un significato più profondo o duraturo.
Mi sento di sprecare fatica e un mare di tempo in cose che non lasciano traccia, non hanno una finalità, non hanno un significato più profondo o duraturo.
Perché anche fare video o scrivere non è che debbano cambiare il mondo, ma per lo meno ti lasciano con una traccia tangibile di quello che hai fatto per rivederlo, riprenderlo, costruire su questo. I commenti, il trolling, le battute invece, anche se hanno uno scopo preciso, quello di self-marketing, e ache se hanno un impatto significativo in termine di engagement, non riescono in nessuna di queste due accezioni – seppure incredibilmente utili – a farmi pensare che “il gioco valga la candela”. E allora c’è bisogno di fare qualcosa.
E il qualcosa è sicuramente abbandonare la rete del tutto, per un po’, e prendere aria. Ignorare il mondo e concentrarmi sullo studio delle mie cose e sulla realizzazione di qualcosa che possa pensare possa valere il mio tempo e la mia fatica.
Quindi via dalla rete. Se non fosse che non è una risposta.
Grazie per tutto il pesce
Abbandonare la rete lo so che non è la via che voglio. Mi piace parlare e comunicare, mi piace raccontare, sento anche il bisogno – nascisistico probabilmente, o altro importa poco – di trasferire un po’ di mie idee con un pubblico più vasto. E sento anche il bisogno di confrontarmi con il mondo esterno su temi complessi per me anche solo da mettere sulla carta, come in questo caso, o si così vasto respiro che so già non posso risolvere da solo.
Non solo questo: gli anni passati a scrivere e approfondire prima sul Blog poi sul Canale mi hanno dato tantissimo, perché mi consentono di spendere lavoro significativo nel processo di trasformazione che c’è tra quello che ho nella mia testa e quello che sono capace di raccontare. E ho scoperto che dopo che le idee sono state “preparate” per essere comunicate, queste diventano molto più chiare anche per me.
Più che catarsi una cristallizzazione, dover razionalizzare quello che ho in testa mi aiuta a elaborare schemi più semplici, a sbarazzarmi di tanti orpelli e varianti che per come penso si strutturano in autonomia. Mi aiutano a pensare meglio, e parte di questa cosa mi manca, come mi manca il tempo per dedicarmi a questo (e ne serve tantissimo) invece che all’engagement e all’awareness e community management.
Che sembrava strano scritto così, anche e soprattutto a me: sto dicendo che le interazioni mi danno fastidio, e sto dicendo che le interazioni sono necessarie, che non le voglio e che le voglio contemporaneamente, e tutto sembra un po’ il problema del cane che si morde la coda.
Così nei primi mesi dell’anno ho deciso di affrontare un po’ più analiticamente questa cosa, nel limite delle mie capacità, e di capire se era la rete, se erano le persone, se era una piattaforma in particolare o cos’altro. E sono arrivato ad un po’ di conclusioni, che qui per la prima volta metto per iscritto.
E in modo sano, che non mi faccia agire semplicemente dicendo “abbandono la rete”, ma cogliendo tutte le bontà e virtù insite nella comunità di umani più estesa al mondo. Perché lo sappiamo tutti, non è che sparire dalla rete per qualche settimana o mese risolva le cose nel medio/lungo termine…
Ho elaborato un piano. Ve lo voglio raccontare.
Ma voglio anche raccontare come è nato.
Quindi partiamo da: “perché mi da fastidio la gente”.
Siamo laggente i poteri ci temono
Il fastidio verso la gente è stato qualcosa che ho sempre avuto, peraltro abbastanza standard in caso di neurodiversità, ma è un atteggiamento che si è fortemente intensificato con la permeazione della rete e l’espansione esponenziale degli utenti della rete. Per farla breve: la rete è cambiata. Tanto. Non obbligatoriamente in meglio (ma nemmeno solo in peggio).
E fin qui ci siamo, perché per chi come me la rete la vive da quando si era letteralmente quattro gatti, e tutti mediamente competenti perché altrimenti non ti connettevi, certamente è cambiata: i social semplici hanno dato voce a milioni di persone, rappresentati tra competenti o semplicemente dodati di pollice opponibile nella percentuale rappresentativa di tali pensanti minoranze nella popolazione.
Internet è piena di deficienti, in pratica. Che è un pensiero confortante, se ci pensate.
Nel senso, non è colpa mia, è che sono circondato da cretini. “Internet? Ha dato diritto di parola agli imbecilli: prima parlavano solo al bar e subito venivano messi a tacere”, diceva il buon Eco. Assolutamente vero, ma non è quello il problema…
O meglio, parzialmente sicuramente ha influito, perché è chiaro che avere a che fare con esponenzialmente più persone che commentano palesemente non avendo alcuna cognizione in materia può essere faticoso e snervante, ma non sufficiente.
Possiamo pensare che mi diano fastidio solo i supponenti o gli ignoranti e non avrei nessuna remora nel dirlo, per quanto possa sembrare snob oppure elitario, ma non è semplicemente vero. Perdo (volentieri) le ore a rispondere ai DM su Instagram di chi non ha capito qualcosa e chiede, perdo (volentieri) le ore per risolvere problemi vari a sconosciuti o per cercare di spiegare meglio qualche concetto a qualcuno che lo ha evidentemente travisato (da Immuni al GDPR, dalla AI alla Data Analysis). Non mi costa quel tipo di fatica.
Mi sono arrovellato per mesi per capire cosa distingua i casi che mi danno fastidio e mi pesano da quelli che non mi danno fastidio e che faccio volentieri, e a un certo punto la risposta è arrivata: allora i casi in cui la cosa mi pesa di più? Ad un certo punto la lampadina si è illuminata: la “Cena di Kahneman”.
Kahneman a cena
La “cena di Kahneman” è un simpatico esempio che si usa per illustrare il concetto di “peak-end rule”, dove le persone giudicano un’esperienza basandosi su come si sentivano al punto più intenso (peak) e alla fine dell’esperienza, piuttosto che sulla media totale dell’esperienza. Immagina una cena deliziosa che finisce con un dolce terribilmente salato per errore. Nonostante l’ottimo cibo precedente, ricorderai la cena per quel dolce salato alla fine.
Daniel Kahneman è un psicologo cognitivo e un premio Nobel in economia, noto per il suo lavoro sulla teoria delle prospettive, sugli euristici di giudizio, e sulle decisioni. La sua ricerca con Amos Tversky ha influenzato in modo significativo diverse discipline, comprese l’economia, la politica, la medicina e la legge.
Kahneman è particolarmente noto per il suo libro “Pensieri lenti e veloci” (Thinking, Fast and Slow), in cui descrive due sistemi differenti di pensiero, noti come “Sistema 1” e “Sistema 2”.
- Il Sistema 1 opera automaticamente e rapidamente, con poco o nessuno sforzo e senza sensazione di controllo volontario. È quello che usiamo per compiti come riconoscere un volto noto, capire che 2+2 fa 4, o per decidere istintivamente di scansare un ostacolo mentre camminiamo.
- Il Sistema 2, al contrario, è più lento, deliberativo e richiede sforzo. È il sistema che usiamo quando ci concentriamo su un problema matematico complicato, quando decidiamo consapevolmente, quando valutiamo criticamente un’argomentazione o una teoria.
Secondo Kahneman, il Sistema 1 è spesso dominante perché il nostro cervello tende ad evitare lo sforzo quando possibile. Il Sistema 2 è attivato solo quando è necessario (in un numero obiettivamente molto sparuto di casi).
Se dovessimo mappare in termini di disturbi e comportamenti gli utenti che mi danno fastidio su internet, questi possono spesso sfruttare le caratteristiche del Sistema 1. Le tattiche comuni di troll e agitatori includono la provocazione di risposte emotive, l’uso di informazioni false o fuorvianti, e l’applicazione di pressioni di gruppo. Questi comportamenti normalmente non solamente usano, ma sollecitano risposte in Sistema 1, che risponde rapidamente e intuitivamente, senza l’analisi critica o la riflessione deliberativa del Sistema 2.
Ad esempio, un troll potrebbe usare un linguaggio emotivo o caricato per provocare una risposta immediata e irreflessiva. Oppure potrebbe presentare informazioni false o fuorvianti in un modo che sembra intuitivamente plausibile al Sistema 1, che non è predisposto a svolgere una verifica critica delle informazioni.
Inoltre, molte di queste strategie funzionano sfruttando gli euristici e i bias cognitivi che Kahneman e Tversky hanno identificato nel loro lavoro. Ad esempio, un troll potrebbe sfruttare la “negligence of probability”, un euristico in cui le persone tendono a ignorare quello che scrivi o argomenti portando numeri e probabilità in favore di realtà più comode, o che per loro rappresentano “storie mentali” più coinvolgenti o emotive.
Nella pratica, la cosa che mi da fastidio e che mi pesa è l’inazione del Sistema 2, ovvero tutti quei commenti, giochini, stupidate, interazioni che non sono basati su Sistema 2, ma che si muovono su Sistema 1.
Che peraltro, nella migliore delle tradizioni di “pagliuzza e trave”, sono ESATTAMENTE i comportamenti che io stesso uso con le battute, la caccia ai “pescioni”, le frasette sagaci, gli ad-hominem e tutti gli atteggiamenti tossici che mi affaticano e che io per primo uso.
Che bello, eh, cercare tutte le prove per dare del cornuto a qualcuno ed accorgerti che il cornuto sei, in primo luogo, tu?
Il bisogno di un 2 (non di picche)
Nelle scorse settimane ho fatto una serie di test incrociati, per vedere cosa di quello che pubblicavo, di quello che ricevevo, dei commenti che facevo e dei commenti che ricevevo impattava maggiormente sui miei livelli di stress e sui miei fattori psico-fisiologici (compreso monitorare le onde cerebrali a più riprese con un giocattolo apposito e misurare a più riprese pressione, battito cardiaco, temperatura e variabilità cardiaca).
Le mie supposizioni erano assolutamente corrette: quello che mi infastidisce e deprime è BADARE a chi evidentemente si muove nella rete in Sistema 1 e contemporaneamente il comportarmi io secondo Sistema 1.
Non solo, ma quella voglia di approfondire, quella necessità che sentivo di fare “cose belle” o “cose meaningful”, quel “mancarmi” che di qualcosa che non riuscivo a focalizzare, anche qui trova un sacco di appagamento se permango per minuti/ore in task complessi, in razionalizzazioni difficile e “faticose” per il mio cervello, in ragionamenti complessi (per me, non in generale, sia chiaro). Tutti compiti che sono dominio unico del Sistema 2. Se da un lato sono cose molto più faticose nell’immediato, sono cose che nella mia percezione della fatica fisica e mentale sono molto, molto meno impattanti sul lungo termine.
Gli ultimi test fatti nelle ultime 24 ore (in cui ho gestito l’ennesimo storm di bandierini con un post sulle frasi della Maglie) me lo hanno confermato, e come mi ero ripromesso ho messo nero su bianco le ultime cose ed entra in produzione il piano operativo…
Ok, ma quindi?
Nessuno, ripeto NESSUNO, è mai stato convinto in una discussione da una battuta stupida o sagace o da un nuovo ed entusiasmante modo di definire le dubbie virtù di uno dei rami genitoriali (o le sue competenze linguistiche), e la discussione quindi è davvero inutile se lo sfogo non mi ripaga nemmeno la fatica.
E di commenti veloci sull’attualità e battutine è pieno l’internet, non avete bisogno sicuramente dei miei.
Ci sono cose che secondo me so fare (moderatamente) bene e che hanno più utilità, su cui intendo focalizzarmi in modo migliore e più verticale:
- CONCENTRARMI SUI VIDEO: voglio tornare a concentrarmi sui contenuti video in modo continuativo, usando i social per la loro diffusione e creando contenuti che mi piacciano e che raccontino storie che necessitano di un po’ di pensiero. Tornare ai medium-format (8-14) e non focalizzarmi per nulla sugli short format, che non possono portarmi quel tipo di stimolo.
- CONCENTRARMI SULLE ANALISI: ho la necessità di tornare a studiare un po’ più approfonditamente alcune tematiche, su di me (come in questo caso) e su quello che mi circonda. Approfondire cosa non so e farlo con i mezzi che ho a disposizione e condividendo cosa trovo.
- TORNARE A SCRIVERE: tornerò a scrivere, una cosa per me faticosissima, ma assolutamente necessaria per schiarire le idee e per razionalizzare quello che ancora non sono riuscito a perfezionare abbastanza da saperlo spiegare. Date un occhio al Blog, e prossimamente a qualcosa di nuovo che era in campo da tanto ma che forse finalmente riesco a realizzare
Cosa non ho intenzione di fare, invece?
- COMMENTARE: non ho intenzione di smettere completamente, soprattutto su post e contenuti di amici, ma salvo nella rete sociale ristretta, ho intenzione di commentare solo se posso aggiungere un pezzetto a Sistema 2, per approfondimento, fonti, analisi;
- RISPONDERE: se il commento è un attacco o una mera provocazione risponderò un laconico “ok” o “thank for all the fish” e porvvederò a cancellare l’interazione inutile e/o bloccare la persona. Se non si è in grado reciprocamente di utilizzare un minimo di sforzo cognitivo, allora non ritengo che valga la pena né la risposta, né tantomeno mantenere una platea. Rimane invece, ovviamente, la risposta a critiche di merito o a dubbi e perplessità (o se sbaglio qualcosa, che succede abbastanza spesso);
- BATTUTE E GIOCHI DI PAROLE: capiteranno, soprattutto i meme, ma saranno centellinati, e magari portati all’interno delle Community in cui ho più dimestichezza (come la Community Telegram del Canale), e dove la selezione all’ingresso è un po’ più rigorosa;
- INTERAGIRE: ho intenzione di interagire un po’ meno sui social in generale, se non sotto ai post in cui pubblico contenuti, long format. Vorrei interagire con la produzione di contenuti (video, analisi, testi) e meno con semplici interazioni di messaggistica, commenti, o flash di notizie.
C’è anche un’altra chicca di cosa che ho intenzione di provare a fare, ma probabilmente se mi seguite lo vedrete velocemente da soli, ed è probabilmente i prossimo esperimento di cui potrei parlare.
Se siete arrivati fino a quei siete degli eroi del Sistema 2 e sono onorato ed orgoglioso di avervi tra i miei cinque lettori. Se nessuno sarà mai arrivato qui sono contento lo stesso: è servito molto di più a me che a voi.
In ogni caso, se volete commentare magari rispondo meno, ma leggo come sempre tutto. Ogni singolo commento.
Un abbraccio.
Estote Parati.
Riflessioni interessanti, che condivido. In effetti spesso mi rendo conto di quanto tempo e quante energie spreco per il sistema 1, per criticare chi si fa trascinare dal sistema 1. Anche se non sapevo che si chiamasse Sistema 1.
Sera Suchende, colui che cerca, é un cercare che é già di per sé un trovare. Se penso a te ti definisco con questa parola rubata da una prefazione di non so chi del Siddhartha.
É nella tua natura cercare e trovare, continua così, io e la comm ti supporteremo in ogni tuo viaggio, senza alcuna aspettativa, ma solo perché ci piaci, mi piaci, così.
Come recitava una canzone di Tonino Carotone : ” E’ un modo difficile felicità a momenti futuro incerto ” . Dobbiamo reimparare a concentrarci: possibilmente dalle piccole cose.
Ciao Matteo
hai scritto:
“RISPONDERE: se il commento è un attacco o una mera provocazione risponderò un laconico “ok” o “thank for all the fish” ”
Valuta se non abbracciare un sano “Sticazzi”. O, come disse più educatamente il grande Carlo Pedersoli (sì, proprio Bud Spencer) in una intervista, riferendosi alle cose non veramente importanti: “Futtetenne!”
E, quindi, in questi casi non scrivere nulla, non perdere tempo, non farti avvelenare (e non auto-avvelenarti)
Ovviamente è solo la mia opinione, e ne son conscio.
Grazie per tutti quei video
tanto che interagisci poco o tanto con i social nella mia timeline “cicci” sempre fuori puntuale come le tasse 🤣🤣🖖🖖 zioiggy
Ho un figlio autistico di quasi 4 anni di livello 2 (moderato), se qualcuno mi dicesse che arrivera’ a questa tua autoconsapevolezza piangerei. Ho letto (quasi) tutto.
Alla fine pensavo dicessi “ok, vi ho trollati” (che magari è anche vero) e sembri invece serio.
E meno male, perché conta più il tuo know-how che gli attacchi e provocazioni che lanci.
Capisco bene i tuoi perché è i tuoi come, e li condivido. Anche io da un po’ agisco in modo più “lento” sui social.
Ci vuole molta consapevolezza e coraggio per affrontare e portare a termine una analisi come la tua.
Sono stato un danno collaterale del tuo agire tossico, ma avendo un carissimo amico neurodiverso come te, capii i meccanismi e non me la presi.
Quindi, continuerò a seguirti, e… avanti! Bravo.
Posso solo dirti “Bravo”. Per l’autoamalisi, per la sincerità con cui esponi rischiando altre, ennesime, trollate le tue “fragilità” , e per aver preso questa decisione.
Come hai detto già, tempo fa, in un video, il mondo ha bisogno di gentilezza.
Grazie.
E ti auguro di ritrovare presto la tua centratura, forza e serenità. Un abbraccio. 🌹
Ciao Matteo, faccio parte dei 5 lettori, sono contenta che tu sia riuscito a trovare qual è la chiave della tua tossicità, saprai bene che sono poche le persone che fanno introspezione cercando di migliorarsi.
Al contempo, mi spiace che tu non stia bene, ma raggiunta la consapevolezza, lavorarci sarà meno complesso.
Questo è un periodo particolarmente complesso per stare in rete senza intossicarsi o divenire tossici e ti sarai accorto che anche io sono poco attiva, fatto alquanto strano per me.
Anch’io sto cercando di fare introspezione e trovare un equilibrio.
Ti auguro di trovare il tuo e son felice che tu abbia deciso di tornare ai video lunghi e non vedo l’ora di leggere ciò che hai in ballo da anni e che ti risulta tanto pesante.
Un abbraccio.
Non serve avere una neurodiversità per provare fastidio per la gente. Io per esempio amo alcune singole persone ma odio la gente. E, direi, a ragione.
Ciao, ti ho sentito parecchio, sto così anche io (per altri versi) e ho fatto e sto facendo ragionamenti simili.
Ok Matteo, continuerò comunque a seguirti per tutti i video e contenuti che vorrai mettere su Twitter, non uso altri social purtroppo. Stai bene e un abbraccio.
Mi sono commossa
E sei sempre un grande come dr Flora, Prof Flora o solo Matteo
Mi spiace leggerti così ma allo stesso tempo trovo una profondità non misurabile
… Sono una Riabilitatore Cinofilo con approccio cognitivo relazionale e in medicina comportamentale canina è importante il concetto di copertina: un luogo da dove osservare senza dover per forza interagire o lasciarsi coinvolgere ed è importante in rehab… Anche io ho una copertina da dove osservo per stare meglio… Non solo consiglio solo ai canetti che mi consultano… Spero che anche tu possa trovare il punto di osservazione senza coinvolgimento che diciamolo prosciuga energie
Ciao e grazie sempre
Paola
Caro Matteo
esiste una legge che dice ‘se sei colpito devi rispondere’.. non farsi trovare mi pare una tattica funzionale.
Il riposo, la pausa, e poi il cambiamento. Pensando che a molti capita un trauma, la stanchezza è ok.
n.b. ricordiamo che dobbiamo morire. E che l’organismo cede, piano piano, è la vita.
con amore
marco
Se siete arrivati fino a quei. Si ci sono arrivato.
Ho letto il libro di cui parli, ma come al solito avevo dimenticato il nome dell’autore.
Per alleviare il sistema 1 che è di per sè reattivo, la meditazione è un ottimo strumento. Credo che tu già l’abbia praticata e forse la pratichi tutt’ora. Nel caso puoi sempre intensificare per trovare nuove energie ed equilibri.
In gamba!
Introspezione pazzesca. Invidio profondamente il tuo livello di consapevolezza e la capacità di auto valutarsi. I tuoi contenuti sono sempre un faro nel mondo della conoscenza.Chapeau!
Bello.
Interessante.
Fragile e potente. La fragilità è potente.
Stavo giusto riflettendo su sistema 1 e sistema 2 ma non ero arrivata a questa spiega.
La stanchezza la sento. La voglia di rifugiarmi nel 2 sempre. A dire la verità ho anche iniziato a farlo in maniera sistematica.
Grazie per averne scritto.
Mi sono sempre piaciuti i tuoi video ma mi sono chiesta “ma quando lavora se perde tutto questo tempo a rispondere a tutti i commenti stupidi e offropic?”
A metà post mi è preso in colpo quando hai scritto che avresti abbandonato.
Poi mi sono ripresa ed ho fongolato nel leggere le soluzioni che hai scritto, praticamente identiche a quelle che ti avrei suggerito.
In realtà spenderei davvero meno tempo nel rispondere ai commenti inutili, concentrandomi solo su quelli interessanti degni di approfondimento.
Già dai tanto con i video a questa internet che a volte non ci merita.
Grazie
Dap
My 2 cent /sistem 2
Riprovo…
Per commentare servirebbero due cose avere capito, cosa di cui non sono del tutto sicura e lo scrivere poi al minimo un trattato.
Dei commenti riportati da Twitter quelli riportati su telegram io non ci ho mai trovato nulla di particolarmente “cattivo” sicché la prima cosa che non ho mai avuto chiara è la storiaccia della brutta persona.
Però non è che si debba sempre puntualizzare su tutto sicché ho lasciato correre.
Mi dispiace sapere che stai male.
Per quel che vale senza nessuna competenza psicologica darsi delle etichette definirsi ha anche degli effetti collaterali.
Centrare sempre tutto sull’Io anche, quando le cose riescono molto bene e mi pare il tuo caso può sembrare funzionare ,poi implica non solo carcarsi i meriti ma tutto il resto del pacchetto.
Il dividere schematicamente di netto le cose nobel a parte ,finisce per escludere altri risvolti che potrebbero essere interessanti.
Nobel a parte io non vedo grandi soluzioni all’orizzonte quindi da qualche parte una falla ci sarà…
Non consiglio tomi da 600 pagine consiglio una favola per bambini.
La posto di la.
Buon lavoro e buona ripresa.
Ps. Anche su sta cosa del migliorarsi va bene per chi non cerca di farlo mai ma poi bisogna anche migliorarsi dall’ ossessione di migliorarsi.
Sull’odiare la gente…per quel che vale io applico quello che chiamo l’attraversamento…
Come mai per questo è poi come mai e poi ancora come mai.
Alla fine dei come mai si trova il senso di solitudine e incomprensione…
Ho letto molto volentieri tutto l’articolo condividendo e rispecchiandomi in tutte le riflessioni e le considerazioni che hai esternato.
I social sono una grande rivoluzione, ma al tempo stesso stanno involvendo il genere umano che è nato per le relazioni fisiche, reali, per utilizzare tutti e 5 i sensi durante una relazione, che sia pure una semplice chiacchiera.
Da anni, precisamente dal 2008, porto nelle scuole un corso gratuito che spiega o meglio riscopre il termine AMICIZIA, molto snaturato nei social.
Perché di fatto, esattamente come hai indicato in questo pezzo, è estremamente faticoso avere a che fare con i contatti (non amici) dei social, con la smania continua di certe persone di commentare senza leggere, senza comprendere, di insultare a volte senza conoscere o di sentirsi in dovere di giudicare.
È faticoso, è snervante ed è emotivamente logorante.
Più passano gli anni e più cerchiamo qualità relazionale, qualità lavorativa, qualità familiare, qualità psichica e purtroppo i social network, nella loro stragrande maggioranza dei casi tendono all’opposto.
Ho letto tutto con molto interesse, forse perché ho rivisto il Matteo Flora che conoscevo in queste righe, forse perché condividiamo un disagio nella relazione con un ambiente online che non tiene conto di tante situazioni personali.
Anche io da dopo la laurea ho cambiato molte cose di come vivo i social; mi sembravano futili le conversazioni che fino a pochi mesi prima mi infiammavano e mi facevano reagire con argomentazioni complesse a commenti beceri. Poi ho ascoltato un comico di stand up, non ricordo chi fosse, il quale sosteneva che quello sui social non può essere chiamato dialogo in quanto nella realtà offline non è fatto da una parte che argomenta e l’altra che insulta e provoca. Lui lo diceva di sicuro meglio di me ma il fulcro del ragionamento era quello.
Dopo questa riflessione per me c’é stato un vuoto enorme, non riuscendo a trovare lavoro e avendo difficoltà anche nell’interazione online ho iniziato ad accumulare un mare di silenzi che si è dilatato sempre di più e è sfociato in una sorta di depressione (non posso fare terapia quindi non so dirti se è questo). Piano piano sto riprendendo in mano le mie abitudini, cambiandole per favorire il mio benessere psicofisico e anche cercando di avere più interazioni con le persone. Sono uno sforzo mentale enorme le persone. Ho anche ricominciato a leggere, scrivere e studiare, sempre forzandomi perché ora come ora è una fatica pure quello. Non so perché ti racconto la mia situazione, forse solo per fare un confronto o forse perché vorrei farti sentire meno solo. Credo che quello verso i social sia un disagio crescente, sentito sempre di più come un obbligo anziché come uno strumento utile.
E ora smetto di scrivere ma ci sarebbero tante cose che vorrei dirti. Intanto, un abbraccio.
P.s. grazie se arrivo fino qui.
Faccio parte anche io di questa cerchia ristretta di lettori.
Rivedo il Matteo Flora che conoscevo in queste righe e sento che potrei averle scritte io. Escludendo la parte del lavoro che per me è ancora una ricerca attiva, per tutto il resto mi ci rivedo.
Ho iniziato a considerare le interazioni dei social futili e insignificanti dopo la laurea. Strano come fatto, io avrei dovuto lavorarci con i social… Eppure proprio in quel momento non li sopportavo più. Le discussioni che prima mi interessavano e a cui rispondevo cercando di argomentare nel miglior modo possibile, erano arrivate a essere insulse. Ho ricevuto così tanti insulti da gente repressa che a un certo punto ho smesso di leggerli.
Mi sono ritrovatə a scorrere il feed per ore, in una completa nebbia mentale, incapace di staccarmi per paura di perdere qualcosa eppure incapace di interagire. Inerzia che è arrivata anche nella vita offline per tutti i comportamenti superficiali che le persone hanno.
Sto ricominciando anche io da me stessə proprio come fai tu: sane abitudini (ho tolto il caffé e aggiunto la ginnastica al mattino), forzarmi a leggere, scrivere e studiare, cercare di creare legami forti di amicizia. Soprattutto l’ultimo punto è difficilissimo.
Ti auguro il meglio.
Un abbraccio.
Ho letto fino in fondo, ma rimango umile
Ciao Matteo.
Complimenti per il tuo sforzo di riflessione e di evoluzione. Buon lavoro
Anto
Non credo che tutta questa scoperta di te non fosse già lì prima che la verbalizzassi in questo modo, anzi.
Senza la tua modalità “hard” non ci sarebbero stati scossoni di coscienza e lezioni in molti casi e io non avrei conosciuto il mio primo troll – perdendomi una grande persona (Varisco!)
BTW sullo “zoom out” io ci ho fatto un tedx, che forse potrebbe piacerti.
Ciao Matteo,
negli anni ho imparato a cancellare i commenti prima di pubblicarli, a evitare di giocare a scacchi con i piccioni, a stare lontano da troll e trollate. Soprattutto ho imparato a identificare le discussioni inutili. Ti auguro di venirne a capo e ritrovare un po’ di serenità che mi pare tu abbia perso.
Sono arrivato fino in fondo. Non sono sicuro del perché: forse perché sento di condividere alcune delle tue difficoltà senza però avere molte delle tue incredibili caratteristiche.
Sono arrivato fino alla fine quindi per parziale affinità, curiosità e per invidia (quella sana) e ho addirittura commentato: per ringraziarti.
Per un “attimo” ho temuto un distacco completo dall’Internet dei social, soprattutto per YouTube! Sono contento per Lei/tu, per il percorso di “alleggerimento” intrapreso. Onestamente non saprei trovare un’altra fonte di approfondimento dello stesso livello e comprensibilità. Oserei suggerire chiudere i commenti e lasciarli attivi solo per gli abbonati. Vero, si avrebbe poco confronto con chi dissente in modo civile, preparato e costruttivo, ma la maggiorparte dei Suoi/tuoi contenuti su YT è di informazione/approfondimento, non sono dibattiti. Rimarrebbero tagliati fuori gran parte deglie haters.- Quindi, a parte “non si sente l’audio” oppure “manca il link che avevi indicato” il resto dei commenti lascia il tempo che trova (salvo qualche piacevole eccezione). Metto tra i commenti poco utili anche il 99,99% dei miei (mi lascio un minimo di tolleranza :-) ), spero che questo, però, possa essere un piccolo segno di supporto alla decisione di prendersi maggiore cura della propria salute mentale, piuttosto che essere disponibile con persone che disponibili spesso non sono…
Grazie per quello che hai scritto.
Impegnativo da leggere ma toccante.
Anch’io sono in un punto in cui mi faccio prendere dal sistema 1 per rispondere battute salaci che non faranno cambiare idea a nessuno, ma rinforzeranno le convinzioni di entrambe le parti.
So che è inutile e tossico, ma ne sento l’attrazione come le scimmie che quando trovano frutta fermentata se la sbafano per ubriacarsi con l’alcol che si è formato.
Prendo il tuo scritto come uno spunto per decidere come muovermi.
Bravo Matteo. Ti seguo sempre e commento pochissimo, quasi mai. I social possono diventare una droga a volte, non è facile liberarsene e lasciar scorrere via quando qualcuno commenta, soprattutto quando ti dà addosso o replica tanto da stimolare una risposta. Non so la tua situazione ma credo dobbiamo ritrovare tutti un po’ meno la rete e più l’incontro fisico tra persone.
Ho letto fino in fondo, io sono un tipo da Sistema 2, o almeno ci provo.
Grazie per aver condiviso un pensiero personale frutto di un’autoanalisi lunga e di certo ricca di sofferenza. Vorrei incontrare più “amici” che come te mi parlino con questi contenuti lasciando a me il piacere di ascoltare, non giudicare e sostenere.
Hai un grande coraggio questo è fuori discussione, sei sicuramente un saggio imprenditore perché giochi molto bene le tue carte, sembri (anche se non vorresti darlo a vedere) una persona molto sensibile e attenta ad argomenti importanti socialmente che ti coinvolgono emotivamente. Personalmente mi hai dato sempre molto e mi hai regalato una delle cose più importanti : “capire quanto valga la pena di conoscere le persone che possano migliorare il tuo modo di vedere le cose o addirittura insegnarti a vederle”. Quindi : come sempre grazie per essere stato sempre così presente e grazie per aver dato una grande prova di coerenza, di professionalità e di “affetto ” verso coloro che hanno interagito nel bene e nel male con te. Buon lavoro Matteo
Solo grazie!
(Però è un grazie piuttosto grande)
Interessante e condivisibile riflessione, soprattutto il “risparmio energetico” a favore di un investimento migliore del tempo. Anche a me spesso capita di sprofondare in discussioni che portano solo a uno spreco di energie e di tempo per tutti i partecipanti, a volte può essere un simpatico sfogo, ma il più delle volte si trasforma poi in ulteriore frustrazione, meglio dedicarsi a altro più soddisfacente, soprattutto visto il fatto che il tempo non è infinito, ovviamente.
Certo che ho letto fino in fondo, con un misto fi apprensione (quando temevo lasciassi la rete), curiosità (cena con dolce salato, bias cognitivi e amenità intellettuali varie), ammirazione (per la capacità di analisi e auto-analisi).
Che dire… mi piacciono un sacco i contenuti che pubblichi, mi arricchiscono e a volte mi entusiasmano. Sono commenti sinceri e gratuiti, that’s life.
Quanto alle interazioni di tipo 1 , a volte ci stanno, con la consapevolezza (termine purtroppo ampiamente abusato) del tempo che trovano. Peccato che interi sistemi sociali si stiano basando sulla loro enorme quantità. Tantissimi fuscelli fragili e inconcludenti che insieme spingono dove l’ignoranza vuole: non sono complottista, ma in tante scelte non riesco a non osservare la stupidità dell’uomo.
Con affetto
Ps grazie a te devolveró il 5×1000 a permesso negato
Pps il tuo talk al tedx tn mi aveva aperto gli occhi.
Grazie,
La tua analisi mi ha fatto capire alcune cose di me e sulle mie interazioni sul web.
Anche io saltuariamente uso il trollaggio come sfogo mentale, al posto di tirare pugni fisici ad un sacco.
Ragionandoci il periodo in cui ho fatto di più è stato durante la pandemia, quando chiuso in casa il livello di stress era maggiore.
Non conoscevo la questione del sistema 1 e sistema 2. Ma mi ritrovo totalmente nella ricerca delle cose meaningful, e nel desiderio profondo di benessere che mi dà il sistema 2 e di malessere che mi da il sistema 1.
A settembre a 50 anni mi iscrivo a un nuovo corso universitario.
In un qualche modo, credo mi sia stato utile leggere questa riflessione. Anch’io ultimamente ho pensato di provare a scrivere per chiarirficare le mie idee ed emendare l’intelletto. Per pigrizia e per paura finora mi sto accontentando di vedere all’opera altri che si curano di fare le faccende domestiche nella loro di mente, come fai tu qua. Grazie, perchè non è facile farlo pubblicamente. Buona fortuna!
Matteo, grazie. Questa tua riflessione mi ha aiutato veramente a ricordarmi che anch’io percepisco la fatica come te, quella “utile” e quella “inutile”. In quest giorni di smarrimento da fatica inutile mi hai concesso balancing e focus rammentandomi di lasciar perdere le cose che sono dispersive. Ti seguo con ammirazione e mi permetti di rimanere aggiornato su temi che per un professionista dell’educazione come quello che mi presterò a diventare, sono fondamentali tout court e nella loro trasversalità. Un caro saluto, Andrea
Matteo, grazie.
Quante volte ci siamo visti di persona nella vita? poche pochissime .. Cesvi 2012 (applauso a te)… e poche altre. Eppure sei sempre un punto di riferimento. Ti cito insieme a pochi altri che non fanno le dita di una mano ai miei stud e ti trovo sempre stimolante. Non sempre d’accordo ma stimolante, vero, con radici profonde. Radici che non possono che essere frutto di un intenso lavorio in sé oltre che di buone e sane competenze, che non guastano mai. Buon nuovo cammino
Ci sono nato e ci vivo nel Sistema 2.
Una stretta di mano!
Cavolo Matteo, allora sono tra i cinque. Ti abbraccio forte attraverso una rara interazione tra sistema 1 e sistema 2. Essere in ricerca è sempre un buon punto di partenza, ben sapendo che l’arrivo non è previsto.
Complimenti per l’autoanalisi e grazie per averla condivisa. In proporzione e a tutti i livelli penso sia per tutti stancante, proprio come tu lo definisci, interagire via social nel modo che critichi per te stesso. Grazie per aver dato magari uno spunto per riflettere e migliorarci.